“Ritratto di spalle” l’eroe romantico e i rapper maledetti

di Francesca Falsetti

Il modo in cui l’uomo di oggi vive e percepisce il tempo è profondamente condizionato da quello che potremmo definire cambiamento di segno del futuro. Dopo secoli di ottimistiche previsioni di figli che superavano in agiatezza e longevità i genitori, assistiamo nella civiltà occidentale contemporanea, al passaggio da una fiducia smisurata a una diffidenza altrettanto estrema nei confronti del futuro.Freud scriveva che “in mancanza della felicità gli uomini si accontentano di evitare l’infelicità” e per fare questo si sono affidati allo sviluppo industriale prima e a quello tecnologico poi. Purtroppo la promessa non si è realizzata: lo sviluppo delle scienze, infatti, non ci ha installati in un universo disaperi deterministici e onnipotenti, tali da consentirci di dominare la natura e il divenire, ma al contrario il XX secolo ha segnato la fine dell’ideale positivista gettando gli uomini nell’incertezza, dando il via a un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”, ovvero dall’impotenza e dalla disgregazione. Questo accade poiché le questioni che la scienza esclude per principio, sono quelle che riguardano proprio il senso o l’assenza di senso dell’esistenza umana e quindi le questioni più scottanti della nostra epoca.Per blandire gli animi, la nostra società avvalla l’idea che tutto sia possibile,in un delirio di libertà onnipotente, strettamente legata al dominio di sé e degli altri: dobbiamo fare di tutto per vincere il destino e assumere il comando della nostra vita; ma la libertà di agire come si vuole,conciliata con il destino, ci installa in una dimensione di fragilità, dovuta all’interdipendenza con gli altri, connessi a noi da una serie di legami.

 

   Leggi nella rivista n° 5 2018/2019 pag 42 ...    

 

 

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