Leggere lo sport, un binomio da maratoneti dell’inclusione

di Anna Alemanno

Leggere è per alcuni una passione, per i più un'esperienza culturale, per molti un bisogno indotto, per altri ancora, un'insignificante forzatura dal sapore di condanna. Ètra gli studenti che si riscontrano i maggiori segnali di insofferenza quando i docenti assegnano pagine di libri da studiare o semplicemente da leggere. Leggere in tal caso si sostanzia di precisi obiettivi formativi e didattici: comprendere, acquisire scorrevolezza, ricchezza lessicale, correttezza orto-morfo-sintattica, sviluppare competenze metalinguistiche e capacità di astrazione, ma anche (però spesso solo in fine) evadere, divertirsi, stare bene e condividere quell'immaginario collettivo che è alla base dell'intesa tra coetanei. I docenti fanno la loro parte come è loro richiesto, le cose vanno così da sempre: si assegnano i libri da leggere agli studenti, si verifica che li abbiano letti e compresi utilizzando le strategie di rilevazione più o meno tradizionali, più o meno alternative: verifica orale, scritta, disegnata, mappata, infografica, multimediale. Ogni tanto, però, varrebbe la pena di lasciarsi andare alla lettura senza alcun altro scopo se non quello di vivere un'esperienza narrativa condivisa che lasci il segno.

 

   Leggi nella rivista n° 8 2017/2018 pag 49 ...    

 

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