“katà ghèn kai katà thàlassan (per mare e per terra) - Tutti sulla stessa barca”

di Donatella Iacondini

Chi tra noi docenti è sensibile alle sollecitazioni all'innovazione didattica si è certamente trovato a chiedersi come conciliare le spinte al cambiamento con le esigenze di trasmissione di contenuti disciplinari, col rafforzamento delle competenze di base, con la rilevazione della progressione degli apprendimenti all'interno delle scadenze temporali rigide dell'anno scolastico. Ognuno di noi ha frequentato giornate di formazione su cooperative learning, flipped classroom, innovazione degli ambienti di apprendimento ecc. e da tempo, peraltro, nelle nostre scuole la lezione frontale non è più l'unico modello di insegnamento/apprendimento: ma certamente la sperimentazione individuale di ognuno di questi stimoli non produce di per sé una strategia didattica efficace.

Sono convinta che ogni proposta di innovazione per risultare efficace debba essere condivisa almeno da un piccolo gruppo di colleghi che lavorano nella stessa classe (impresa non facile), e debba consentire di ottimizzare l'impiego del tempo (sempre scarso), in particolare tenendo conto delle necessità di sviluppo dei contenuti delle singole discipline e di acquisizione degli elementi di valutazione dello studente. Per questo, a mio parere, la previsione istituzionalizzata di spazi orari dedicati alla co-progettazione all'interno del curricolo può facilitare la sperimentazione di forme didattiche alternative, aiutando il singolo docente a superare il rischio dell'isolamento e ad individuare con più facilità i bisogni formativi specifici di nuove generazioni di studenti, conciliando infine le esigenze di flessibilità del percorso con la rigidità dell'organizzazione del tempo/scuola.

 

   Leggi nella rivista n° 6 2018/2019 pag 37 ...    

 

 

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