“Da Piero della Francesca a Duchamp” dalla bidimensionalità allo spazio quadridimensionale

di Francesca Falsetti

Il reverendo Edwin Abbott Abbottè oggi ricordato soprattutto per il suo romanzo fantastico “Flatlandia”, che apparve anonimo nel 1882 e che racconta lascoperta e la delimitazione di uno spazio astratto, mediante la creazione di un linguaggio e parallelamente la riflessione sull’esistenza di Dio nel mondo reale come espressione della quarta dimensione. Percepire una parola, come dice Humboldt, implica la generazione interna di una duplice rappresentazione, quella del contenuto semantico e quella del segno che vi si associa. Quest’ultimo non è il riflesso di una cosa, ma il riflesso di un’opinione: l’artista, infatti, traduce in un linguaggio particolare una visione del mondo comune all’insieme della società nella quale egli vive. Come in Flatlandia,un luogo è un linguaggio: noi possiamo essere qui solo accettando le regole linguistiche che lo inventano. Essendo il porsi di un linguaggio arbitrario e non deducibile, i diversi linguaggi indicheranno luoghi totalmente discontinui, unificabili solo adottando un medesimo codice.

 

   Leggi nella rivista n° 9 2017/2018 pag 35 ...    

 

 

Questo sito web utilizza i cookie per essere sicuri di ottenere la migliore esperienza di navigazione sul nostro sito.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo