Per una gestione efficace della classe
di Monica Piolante
L'argomento enunciato nel titolo impone un chiarimento perché il termine “gestione” è tipico di un modello scolastico che la pedagogia da tempo ritiene superato, ma la prassi scolastica è ben lontana dall'essere in linea con esso. La “gestione” di un problema non dovrebbe essere equivalente ad una imposizione dall'alto, soprattutto quando il problema stesso è tutt'uno con la persona che il modello di scuola inclusivo sotteso a tutta la nostra legislazione scolastica ha messo al primo posto dell'attenzione pedagogica.
L'espressione “gestione della classe”, secondo la vigente normativa, è a mio giudizio impropria, perché presuppone l'uguaglianza dei membri che la compongono. Se partiamo dal presupposto che una classe non è una realtà omogenea (i soldatini a cui fa riferimento Pennac diventano un esempio ormai desueto per esprimere l'identità di una classe), ma una realtà eterogenea, costituita per natura da un insieme di persone tra loro diverse e portatrici di bisogni differenziati e strettamente “unici”, allora possiamo comprendere che, a monte del problema della gestione di quell'insieme eterogeneo che è la classe, c'é sostanzialmente un atto “rivoluzionario”, che in molti casi è difficile da accettare, ma che è un dato di fatto.