“Il salone delle idee”: io, la mia scuola, la mia terra

di Marco Bardelli, Claudia Pinti

 

“Gli scolari seguirono il maestro… Nel caminetto del salone ardeva un bel fuoco e al centro c’era un lungo tavolo circondato da una ventina di sedie… Pile di libri, giornali, riviste e almanacchi, lavagne, un gran mappamondo, animali impagliati, mazzi d’erbe appesi a essiccare, compassi, specchi deformanti,rotoli di pergamena, strumenti musicali, marionette… Molti di questi oggetti Sophie non li aveva mai visti se non nelle illustrazioni dei libri e non riusciva a capire lo scopo per il quale il Cittadino Marchese li aveva riuniti nello stesso locale. Altrettanto strana le parve la disinvoltura con la quale i giovani “cittadini”, compreso Toussaint avevano preso possesso del salone… Ma di che lezione si trattava ?...”

Questo passo, tratto dal romanzo “La bambinaia francese” di Bianca Pitzorno, per chi è insegnante come noi richiama alla mente, pur in una descrizione fantasiosa, aspetti a nostro avviso portanti del “fare scuola”: l’unitarietà del sapere, il concetto di ambiente di apprendimento, lo “stare bene a scuola”, la centralità della persona. E anche in noi, lo confessiamo, avrebbe preso forma la domanda di Sophie, se non altro per trarre spunti per il nostro futuro lavoro che di domande, a cui spesso non possiamo dare immediata risposta, è sempre denso.

 

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